Vol. 3

1968
Italia
Produzione e musicisti

Collaborazione alle musiche e orchestrazione di Giampiero Reverberi
Assistenza tecnico-artistica Gianfranco Reverberi

Edizioni
1968
Bluebell Records
BB/LPS 33
LP

1a Edizione Bluebell – 1a Tiratura – copertina laminata con angoli arrotondati – scaletta dei brani in copertina diversa dalle tracce del disco, con "Il testamento" come secondo pezzo del lato A e "Il gorilla" sul lato B

1968
Bluebell Records
BB/LPS 33
LP

1a Edizione Bluebell – 2a Tiratura – copertina laminata con angoli arrotondati – copertina con la corretta sequenza dei brani

1970
Produttori Associati
PA/LPS 33
LP

1a Edizione Produttori – 1a Tiratura (copie limitate e rare ) – la canzone "Il gorilla" viene sostituita con "Il pescatore" e viene applicato un adesivo per segnalare la variazione – copertina tipica dei 33" giri Bluebell, ovvero laminata e con angoli ar

1970
Produttori Associati
PA/LPS 33
LP

1a Edizione Produttori – 2a Tiratura (copie limitate e rare ) – copertina, con "Il pescatore" in scaletta al posto de "Il gorilla",

1970
Produttori Associati
TC 1007
ST7

Titolata Fabrizio De André 2

1970
Produttori Associati
PA 1007
ST7

Titolata Fabrizio De André 2

1970
Produttori Associati
PA9015
ST8

Stereotto

1971
Produttori Associati
PA/LPS 33
LP

2a Edizione Produttori – 1a Tiratura – copertina senza angoli arrotondati e non più laminata – viene ricomposta la scaletta originale del disco ( "Il gorilla" e non più "Il pescatore" ) – Label con logo P.A. 180° e la scritta "STEREO" nella parte alta

1971
Produttori Associati
PA/LPS 33
LP

2a Edizione Produttori – 2a Tiratura – copertina senza angoli arrotondati e non più laminata – viene ricomposta la scaletta originale del disco ( "Il gorilla" e non più "Il pescatore" ) – Label con logo P.A. 180° e la scritta “STEREO” nella parte sinistra sopra la scritta “33 GIRI” e S.I.A.E. Label lato 1 con 1971 e lato 2 con 1970

1978
Ricordi
SMRL 6237
LP

1a Edizione Ricordi – copertina identica alle stampe originali, con la Label arancione/bianca. Alcune copertine Ricordi hanno la scritta “Grafica Pozzoli S.p.A. Inzago” sul lato b in basso a destra

1978
Ricordi
SMRL 6237
LP

2a Edizione Ricordi – copertina identica alle stampe originali - la Label è azzurra, senza la scritta "Dischi Ricordi s.p.a."

1978
Ricordi
SMRL 6237
LP

3a Edizione Ricordi – copertina identica alle stampe originali - la Label è azzurra, con la scritta "Dischi Ricordi s.p.a."

1978
Ricordi
RIK 76237
ST7

Titolo corretto

1983
Ricordi
ORL 8899
LP

1a Edizione Ricordi Orizzonte – copertina differente dalle stampe originali (foto di Fabrizio in concerto) – Label di colore viola (in varie tonalità ), senza la scritta "Dischi Ricordi s.p.a."

1983
Ricordi
ORL 8899
LP

2a Edizione Ricordi Orizzonte – copertina differente dalle stampe originali (foto di Fabrizio in concerto) - Label di colore viola ( in varie tonalità ), con la scritta "Dischi Ricordi s.p.a."

1983
Ricordi
ORK 78899
ST7
1987
Ricordi
ORL 8899
LP

3a Edizione Ricordi Orizzonte ORL 8899 con codice a barre sul retro

1987
Ricordi
CDMRL 6237
CD

1a stampa su CD Ricordi CDMRL 6237

1991
Ricordi
CDOR 8899
CD

Ricordi Orizzonte CDOR 8899 nella versione con e senza codice a barre

1995
Ricordi
CDMRL 6494
CD

BMG - Ricordi CDMRL 6494

1995
Ricordi
RIK 76494
ST7
2000
Ricordi
74321 795862
CD

BMG - Ricordi 74321 795862 (CD) ristampa serie oro

2002
Ricordi
74321974582
CD

BMG - Ricordi 74321974582 (CD) 24 bit remastering

2009
Ricordi
88697454702
CD

SONY-BMG 88697454702 (CD)

2009
Ricordi
3
CD

Gruppo Editoriale l'Espresso

2010
Sony Music
88697615141
LP

Sony Music RCA 88697615141 - vinile colorato blu

2011
Sony Music
886978323118
Doppio LP

Sony Music RCA 886978323118 - doppio vinile a 45 giri

2015
Sony Music
3
CD

Sony Music - Le grandi Collezioni Mondadori - digipack con libretto inedito

2018
Sony Music
190759078624
CD

Archivio del suono, 700 copie

2022
Sony Music
0194399887714
LP

Vinile giallo

2024
Sony Music
196588674617
LP

Edizione Way Point, Vinile 180gr

2024
Sony Music
Way Point
CD

Rca Records Label, Fondazione Fabrizio De André Onlus e Sony Music Italia ricordano Fabrizio De André con il progetto “WAY POINT. DA DOVE VENITE... DOVE ANDATE?”, per ripercorrere 25 anni con l’amato cantautore (scomparso l’11 gennaio 1999) attraverso le sue PAROLE, il suo PENSIERO, la sua VISIONE e i suoi ‘VIAGGI’ presenti e attuali ancora oggi.

Il progetto si svilupperà lungo tutto il 2024 con varie iniziative, volte a celebrare e a consegnare alle nuove generazioni l'eredità artistica e culturale di uno degli artisti italiani più seguiti e influenti, sottolineando come la genialità e la profondità delle sue parole e la sua visione unica continuino a ispirare.

Tra le principali iniziative, la navigazione completa nella sua discografia che prevede la riedizione durante l’anno di tutti i suoi dischi in studio in ordine cronologico.

Gli album saranno ristampati in versione LP nero 180 gr e CD, arricchiti da annotazioni autografe di Fabrizio De André, pensieri, riflessioni, commenti, estratti di interviste inerenti alle canzoni e agli album e alcuni documenti inediti conservati al Centro studi De André dell’Università degli Studi di Siena.

Copertine
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Note contenute nel disco

«S'io fossi foco, arderei lo mondo, / s'io fossi vento, io 'l tempesterei». Cecco Angiolieri, il primo «young angry man» della letteratura europea, iniziava cosi, sette secoli or sono, il
suo sonetto più «terribile».
Nell'èra dei mistici, fra le fioriture leggiadre dei «dolce stil novo», il poeta senese scopriva il gusto acre dell'imprecazione come contravveleno al male di vivere; il lessico della rabbia
come suggello alla disperazione; il ghigno dilatato fino alla volgarità come verifica dei tragico quotidiano.

Fabrizio De André, uno degli autentici «young angry men» della canzone contemporanea, ha recuperato la lezione di messer Cecco nella sua allucinante attualità. Andando bene al di là di certe definizioni di comodo, che fanno di Angiolieri un acido velleitario e un bestemmiatore da trivio, ha compreso a fondo la sconcertante «verità» dei poeta medievale, si è calato entro la drammatica accoratezza della sua «protesta», oggi più che mai viva, parlante più che mai.

Ecco perché l'ipotesi di un incontro in ispirito fra il cantore dugentesco e il cantastorie novecentesco non è soltanto suggestiva, è anche credibile. Ovvero il fatto che De André abbia rivestito di musica (un'ironica giava) i versi dei senese, non è casuale ma muove da motivazioni precise. E, quella fra Cecco e Fabrizio, un'occhiata d'intesa fra due autori distanti sette secoli l'uno dall'altro, eppure vicinissimi, quasi parenti.
Chi conosce Fabrizio attraverso le sue canzoni - la lunga storia di una ribellione - non faticherà ad accertarsene.

Basterà, a scoprire la natura e la consistenza di tale legame, ascoltare questo disco in cui De André ripropone, accanto al sonetto di Angiolieri, alcune fra le pagine più significative della sua produzione di ieri e di oggi. Fra queste ultime è importante rilevare due traduzioni da Brassens, un altro poet   a cui il cantautore genovese è legato da particolari affinità di gusto, di scelte, di inclinazioni.

A ben guardare, direi che la protesta anzi la ribellione di Fabrizio nasce da un assoluto bisogno di fede, dalla ricerca di un qualcosa in cui credere che è testimonianza d'amore per, l'Uomo, fiducia nel suo divenire. E questa tensione costante a salvare il mondo poetico di Fabrizio dalle sabbie mobili dei nihilismo, a trattenerlo sull'orlo della negazione totale per impedirgli di precipitare. Per sconfortata che sia la sua visione del mondo, vi è sempre l'impulso ad andare avanti, a cercare ancora. Per distaccata e rinunciataria che possa sembrare la sua cronaca, è facile leggervi fra le righe un invito alla lotta, un ammonimento a prendere coscienza della realtà per imboccare altre strade.

Questo mi pare vogliano insegnarci i poveri eroi di Fabrizio, solitari campioni di un'umanità che brancola nel buio e cerca la luce, e troppo spesso, vittima dei proprio cammino, inciampa fra i sassi che costellano le vie dell'esistenza. Perché, a guardare in alto, si rischia di incespicare: come Marinella, che muore nel momento stesso in cui scopre l'amore; come Miché, omicida per il timore di perdere la sua ragazza, suicida per la disperazione di averla perduta; come il soldato de «La ballata dell'eroe», che «troppo lontano / si spinse a cercare / la verità»; come Piero, ucciso fra i papaveri dalla furia feroce della guerra, proprio mentre scopre nel grembo di quest'ultima il sapore di un'impensata fraternità: «E mentre andavi con l'anima in spalle / vedesti un uomo in fondo alla valle / che aveva il tuo stesso identico umore / ma la divisa di un altro colore » Eccoci così al tema dell'«homo homini lupus», l'aspetto più inquietante dei dissenso di Fabrizio Da André nei confronti della società. L'uomo non è soltanto vittima dei propri errori o del proprio destino.
E soprattutto vittima degli altri, dell'ipocrisia, dell'odio, della malafede dei prossimo. Così la cortigiana sfiorita, di stecchettiana memoria, dei «Testamento», costretta a vendere immagini sacre all'angolo di una chiesa perché il consorzio sociale non le lascia altra possibilità di sussistenza; così quel personaggio di cui si racconta ne «Il gorilla», ucciso dalla corriva «giustizia» degli uomini: «Gridava mamma come quel tale / cui il giorno prima come ad un pollo / con una sentenza un po' originale / aveva fatto tagliare il collo, La morte (dei sogni, dell'amore, della dignità). La guerra, l'odio, il marciume che è dentro e intorno a noi.
Sono questi, dunque, i sassi che Fabrizio semina lungo l'itinerario dei propri personaggi, per insegnare a noi a camminare. Sono i capisaldi della sua tristezza - e deHa sua speranza - di artista profondamente partecipe della realtà. Di uomo che vive la vita degli altri uomini, vi si cala fino in fondo e la soffre senza alternative, totalmente. Il fatto che, per esprimerla, egli non di rado ricorra all'umorismo non significa nulla. E, il suo, un humour sempre disponibile ai richiami dei tragico, quotidiano o no. Nessuna voglia di ridere: semmai il sarcasmo «cattivo» di Cecco Angiolieri. Un sarcasmo che è l'alibi dell'amarezza, che ha l'infinita tensione di un pianto rattenuto.

Note

Nuove esecuzioni di canzoni già edite nei 45 giri ed 4 canzoni inedite

Di questo album esistono versioni con il Pescatore al posto de Il gorilla. A volte con un patch sulla copertina e sui testi, a volte senza patch con Il pescatore segnalato in copertina. La versione "ufficiale" non ha Il pescatore ma ha "Il gorilla"